Onorevoli Colleghi! - La transizione istituzionale ha positivamente accompagnato una più vasta evoluzione sociale e politica rimuovendo vecchie anomalie. Se ne sono però formate di nuove, legate anche alla difficoltà sul piano nazionale di poter effettivamente realizzare i programmi promessi agli elettori a causa della frammentazione delle coalizioni e degli ulteriori poteri di veto quali si manifestano con il bicameralismo ripetitivo. Sul piano più ristretto delle formule elettorali e della legislazione di contorno, la tendenza è stata quella alla creazione di uno «strabismo» fortissimo tra la spinta a un bipolarismo sempre più inclusivo e quella simultanea all'abbassamento delle soglie di esclusione per i coalizzati. Come conciliare, allora, il mantenimento di una logica bipolare e il riconoscimento di una maggiore autonomia alle varie forze politiche, che conduca a un bipolarismo meno radicalizzato, in cui gli elettori possano valutare laicamente i programmi?

 

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      Una prima risposta potrebbe essere quella di un sistema a doppio turno basato su collegi uninominali, in cui il primo turno certifichi le forze politiche e il secondo sia aperto alla convergenza delle forze politiche o anche solo degli elettori. Dal momento che su questo terreno sono auspicabili maggioranze ampie, ci si può chiedere se, scartando il doppio turno qualora esso non si riveli in grado di ottenere consensi sufficienti in Parlamento, esistano soluzioni, anche sulla base delle esperienze straniere, che possano conciliare autonomia dei partiti e bipolarismo. Il sistema tedesco è quello che lascia maggiormente spazio all'autonomia delle forze politiche e che ne può ridurre il numero, ma, limitandosi a fotografare le formazioni sopravvissute allo sbarramento, non costruisce maggioranze certe e non mette al riparo dalle «alchimie» post elettorali che espropriano il ruolo decisivo del cittadino.
      Se si deve andare in una direzione monoturnista appare allora preferibile una soluzione simile a quella adottata in Spagna: essa è meno rigida nelle soglie di esclusione, consentendo un «costo» dei seggi non elevato per le formazioni regionaliste già dotate di un proprio radicamento effettivo, non permette comunque la nascita di micro-formazioni pseudo-regionaliste, perché la soglia di circoscrizione implicita è altamente significativa, ha un costo dei seggi per le piccole e medie formazioni nazionali tale da non escluderle dalla rappresentanza e un premio «intrinseco» per le formazioni politiche a vocazione maggioritaria. La costruzione dei collegi non è difficile, in quanto è sufficiente applicare il criterio previsto in Spagna della coincidenza della circoscrizione con la provincia, adattato alle condizioni demografiche delle province italiane in modo che, ove una singola provincia non disponga di un numero di seggi eguale o superiore a quattro per la Camera dei deputati e a due per il Senato della Repubblica, se ne preveda l'aggregazione con altre province limitrofe della stessa regione. È, pertanto, un criterio che consente di rispondere a una delle critiche decisive rispetto alla normativa vigente, ovvero quella della spersonalizzazione del rapporto tra eletti ed elettori.
      Questo sistema è peraltro perfettamente proponibile sia come soluzione di completamento stabile della transizione per la Camera dei deputati, sia come soluzione definitiva, o almeno transitoria, per il Senato della Repubblica, stante la sua caratteristica di rappresentanza fedele delle unità territoriali intermedie, sia pure mediate attraverso le province.
      Il sistema è perfettamente compatibile anche con l'introduzione di un meccanismo di elezioni primarie che l'ordinamento può opportunamente incentivare sia sotto il profilo del rimborso delle spese, sia rendendo trasparente agli elettori che la lista è stata composta sulla base di tale metodo democratico.
      Una serie di mirate riforme costituzionali relative alla forma di governo consentirebbe poi di rafforzare il Governo e il suo Premier con dosi di flessibilità compatibili con il primato delle decisioni del corpo elettorale, la cui interpretazione potrebbe essere rimessa al ruolo equilibratore del Capo dello Stato, e con gli opportuni contrappesi e garanzie.
      Con la presente proposta di legge si è colta altresì l'occasione per attuare finalmente l'articolo 51 della Costituzione, prevedendo che nella successione interna alla lista non possano esservi più di due candidati consecutivi del medesimo genere.
      Questo modello è coerente anche con gli intenti del quesito referendario in itinere che, spingendo a superare, o almeno a temperare, la competizione interna alle coalizioni, va nella direzione degli incentivi alla formazione di partiti politici a vocazione maggioritaria.
 

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